Storia |
In Palazzo Alfieri ad Asti ha sede, dal 1937, il Centro Nazionale di Studi Alfieriani, ora Fondazione “Centro di Studi Alfieriani”, istituito con Regio Decreto il 5 novembre 1937, operante sotto la tutela del Ministero dei Beni Culturali, secondo i compiti statutari previsti dalla legge istitutiva, il Centro ha assolto nei suoi settant’anni di storia, il compito di promuovere e coordinare gli studi e le ricerche intorno alla vita e alle opere di Vittorio Alfieri, mediante “la raccolta e la conservazione, nella casa di Alfieri, di autografi, libri e cimeli, in essa istituendo un’apposita biblioteca e una sala iconografica”, promuovendo “l’edizione critica nazionale delle opere del Poeta” e “la pubblicazione di monografie critiche”, “la pubblica rappresentazione delle sue opere drammatiche e l’opportuna promozione di altre manifestazioni celebrative”, “l’apertura al pubblico della casa d’Alfieri dotata di materiale divulgativo”. L’attività del Centro si è esplicata, in questi decenni, in una duplice direzione, sul fronte della conservazione e della ricerca, su due piani strettamente complementari.Appartengono al Centro la Biblioteca, l’Archivio e il Museo Alfieriano, che troveranno nuovo assetto in base al progetto di riallestimento approvato dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico del Piemonte. Il patrimonio della biblioteca ha provenienza varia: alcuni volumi vennero raccolti dal Comune di Asti nel secolo scorso, altri lasciati in donazione dai Marchesi Alfieri di Sostegno, da collezionisti privati, o acquistati sul mercato antiquario.La Biblioteca fornisce, inoltre, una scelta il più possibile ampia e aggiornata della saggistica su Vittorio Alfieri, il suo tempo e aspetti di storia del teatro, di letteratura teatrale e storia del pensiero politico e morale. Notevole è la raccolta di manoscritti alfieriani, provenienti dalla Biblioteca Municipale di Montpellier, dalla famiglia Colli da Felizzano e da donazioni, come quelle della Cassa di Risparmio di Asti: il folto corpus alfieriano comprende documenti preziosi della personalità, della vita e dell’opera dell’autore, dai fogli autografi di sonetti alle lettere. In anni recenti, non sono mancati nuovi acquisti, a conferma della volontà del Centro di documentazione e conservazione. Attiguo alla Biblioteca e all’Archivio è il Museo Alfieriano, che, prima dello smantellamento in vista dei lavori di riqualificazione funzionale, restauro e riallestimento degli spazi, comprendente una sezione teatrale e le stanze dell’appartamento in cui Vittorio Alfieri nacque. La prima sistemazione del Palazzo a spazio museale (come sede per i musei civici) avvenne nel 1901-1903, epoca nella quale l’immobile subì consistenti adattamenti, con la demolizione di alcuni edifici che costituivano un suo prolungamento su corso Alfieri. Una sezione del Museo comprende stampe, medaglie e cimeli, oggetti appartenuti a Vittorio Alfieri e, tramite la contessa d’Albany, sua erede universale, pervenuti al pittore Fabre, che li lasciò, a sua volta, allo scultore fiorentino Emilio Santarelli. Fra questi, la ciocca di capelli del poeta, il liber novissimus, cioè gli epitaffi di Alfieri e dell’Albany, incisi su due tavole di marmo rilegate insieme in pelle nera, fatti eseguire dallo stesso Alfieri, poi non utilizzati per il sepolcro di Santa Croce a Firenze; un bastone di legno chiaro con manico scolpito in avorio, raffigurante l’effige del Caluso; l’impronta dell’anello di Alfieri, riproducente un cammeo con il volto di Dante ecc.La raccolta di stampe offre una novantina di incisioni, per lo più ottocentesche: alcune donate da un concittadino, infaticabile ricercatore di cimeli alfieriani, Giovanni Montersino; altre tratte da edizioni di opere alfieriane e attribuite a bulinisti noti (Raffaele Morghen, Faustino Anderloni, Giovanni Paolo Lasinio, Alfonso Leone Noel, Ambrogio Tardieu ecc.).Fra i ritratti di Fabre, il Centro possiede quello del 1797, donato dal poeta alla sorella Giulia, opera di straordinaria somiglianza, sottolineata dallo stesso poeta: “a chi l’ha veduto qui, me presente, pareva che si fosse fatto un buco nella tela e che io ci avessi passata la testa” (Archivio Centro Alfieriano, XIII, 2). Da ricordare, inoltre, nelle sale del Palazzo, il ritratto della contessa d’Albany, esposto in salotto, copia di Edouard Marsal da un originale del Fabre del 1796; nella camera natale del poeta, altri dipinti, alcuni di autore ignoto, come il ritratto della madre, Monica Maillard di Tournon, risalente al 1790 e, secondo un’ipotesi suggerita da Van Neck, ricavato dalla sua maschera mortuaria; il ritratto della sorella Giulia, risalente agli anni Ottanta del Settecento.Il Museo teatrale esponeva materiale relativo a diversi allestimenti teatrali, opera dello scenografo Eugenio Guglielminetti; ingrandimenti fotograici, locandine ecc. L’allestimento al quale si sta lavorando comporta un ripensamento complessivo del percorso museale, che dovrà rispoindere all’ esigenza di rispetto filologico nel riallestimento delle sale della dimora nobiliare, ma anche offrire un percorso didattico e multimediale sulla vita di Alfieri e l’ampliamento della sezione relativa alla fortuna teatrale delle opere dell’autore. |